24 dicembre 2009

Dolci storie di Natale

"Basta un poco di zucchero e la pillola va giù" intonava Mary Poppins che ne sapeva una più del diavolo! E mentre il buon Nino Manfredi "pe' ffà la vita meno amara" s'era comprato "na chitara", lei ci suggeriva piuttosto la via del gusto: se la vita è amara cosa c'è di meglio di un po' di zucchero per renderla più dolce? "Tutto brillerà di più!" Il senso astratto della parola "dolce" non deriva forse dal suo significato più pragmatico legato al sapore? Quindi è proprio lo zucchero che ci aiuta a superare i piccoli problemi della vita rendendola più "dolce".

Il periodo natalizio costringe ad una riflessione su quanto dolce sia la vita in questi giorni! Certo non ho abbandonato il mio pessimismo cosmico per un insensato ottimismo festivo! La dolcezza è dovuta alla quantità di zuccheri presenti nei cibi delle feste.
Non so se sia scientificamente provato che il dolce metta il buonumore, ma per esperienza mentre mangi un dolce dimentichi per un attimo tutti i problemi della vita e il mondo ti sembra subito più roseo! Chi mi conosce potrebbe obiettare che per una golosa cronica come me queste argomentazioni sono assai labili. Ed eccoci allora di nuovo a Mary Poppins e al suo - magari non propriamente scientifico - pensiero, che in senso più lato potrebbe essere: il calore e il colore (nonché il sapore) dei dolci rendono tutti un po' più spensierati.
In questo periodo natalizio i dolci si sprecano e tutt'Italia è impegnata a gareggiare con golosità che affondano le loro radici nella storia locale o nazionale. Io modestamente di dolci me ne intendo! E poiché ho girato un po' di Italia, ho deciso di raccontarvi il sapore dolce delle feste: l'essenza che rende le feste ancora più festose (o festive)!

No, non voglio soffermarmi a lungo sul pandoro di Verona e sul panettone di Milano, mi dispiace. Meritano però, per tradizione e diffusione una citazione. Questi dolci, per quanto tipici, hanno invaso talmente tanto le corsie dei nostri supermercati in mille varianti che ce n'è venuta a noia! Certo è che il prodotto artigianale, pandoro e panettone, ha tutt'altro sapore rispetto a quelli fatti in serie che troviamo nei supermercati. Ma che sapore ha? Se entriamo in pasticceria e cerchiamo questi dolci facciamo fatica a trovarli! Oggi leggevo su facebook lo stato di una mia amica che si chiedeva disperata "dove posso trovare lo stampo per il pandoro?" Lo stampo per il pandoro? Esiste qualcosa del genere? C'è ancora qualcuno che vorrebbe tentare di fare un pandoro in casa? Per quanto qui a Verona (dove attualmente vivo) sia venerato, nelle vetrine delle pasticcerie di questi tempi è molto difficile vedere un Pandoro - sì la P maiuscola è voluta - degno di questo nome.
Ma il dolce originale veronese era un altro, si chiama Nadalin ed è molto più simile a quei dolci tradizionali che in tutta Italia spopolano. Assomiglia un po' alla colomba pasquale, con le mandorle e lo zucchero a velo sopra, ha forma di stella (forse per associazione con la stella cometa?) ed è meno lievitato del pandoro, pur avendo più o meno gli stessi ingredienti, visto che è un suo antenato. Ammetto di non averlo ancora assaggiato, ma la sua storia antica incuriosisce: mentre il pandoro nasce alla fine dell'800, il Nadalin fu creato per celebrare il primo Natale (Natale, Nadal, Nadalin) successivo all'insediamento dei signori Della Scala in Verona, quindi nel 1260. Prometto di assaggiarlo quanto prima, visto che questo è anche il mio primo Natale veronese; la coincidenza è tale che non si può non assecondarla!

Io personalmente tra i due preferisco il panettone, perché - ebbene sì - adoro i canditi! Ah! Finalmente posso dirlo. Quegli odiati canditi che tutti tolgono, quelli che eliminano dai panettoni industriali, sostituendoli con creme al surrogato di cioccolata o al surrogato di limone... quei colorati coriandoli così dolci io li adoro!

Il panettone e il pandoro, pur affondando le loro radici nel nord Italia, non sono un'esclusiva delle zone di origine, ma ne esistono molte varianti in tutta la penisola, fino alla Sicilia! Un pasticciere siciliano mi ha raccontato che tradizionalmente il panettone si mangiava a Natale, mentre il pandoro a capodanno, perché il primo ha la forma tipica della grotta mentre il secondo dell'albero di Natale innevato. Non so se questo sia storicamente realistico, ma mi piace pensare che le storie popolari abbiano un fondo di verità.

In effetti in Liguria esiste un dolce che al panettone assomiglia un po', ma che per me è molto più buono! Il Pandolce genovese, che ho scoperto solo un paio di anni fa grazie ad un amico appunto genovese. Il pandolce è come un panettone, ma più basso e compatto. E anche molto più ricco: di frutta secca e candita. Con gli immancabili pinoli! La consistenza è piena e il sapore non è esageratamente dolce (non c'è zucchero nella pasta) ma molto sfaccettato grazie ai numerosi ingredienti che vi si trovano. Si dice che sia stato creato su richiesta del doge Andrea Doria nel '500 per i marinai: infatti è un dolce molto ricco e nutriente e a lunga conservazione. Non si mangia solo a Natale, e non nasce per questa occasione, ma, grazie alla somiglianza, estetica e di gusto, col panettone, viene spesso regalato per l'occasione!

Ma vi avevo promesso di non dilungarmi troppo sui noti pandoro e panettone. La mia personale tradizione familiare si riconduce al confine tra Umbria e Toscana, all'altezza della provincia senese. Se penso alla spensieratezza, ai dolci e alle feste di Natale, non posso non ricordare la mia cara nonna. Per anni lei e la sua enorme casa colonica nella campagna umbra sono state un rifugio alle intemperie della vita, un porto franco dove approdare per avere un po' di serenità. Durante le feste i dolci la facevano da padroni, che fossero fatti in casa o comperati. E noi bambini ovviamente ne gioivamo! Non c'era pasto che non finisse con un dolce e non c'era merenda che non finisse il dolce iniziato durante i pasti! Il sapore sofisticato dei dolci senesi si mescolava a quello più rustico dei dolci umbri.
Da Siena veniva immancabile il Panforte, dolce dalle tradizioni millenarie, e dal sapore intenso di miele e spezie. Questo dolce inizialmente si chiamava Panpepato, aveva una copertura di pepe nero, veniva preparato dagli speziali con prodotti costosissimi ed era riservato ai nobili. Il gusto così fortemente speziato disgustò probabilmente la regina Margherita, la quale ne fece fare una versione più simile a quella che conosciamo noi. Esiste tuttavia a Siena ancora il Panpepato che però è ricoperto di cannella, perciò per me immangiabile, vista la mia avversione per questa spezia!
Spesso sulla tavola della sala si trovava una scatola di Ricciarelli, regalati da qualche amico o parente. Il loro sapore, così simile alla pasta di mandorle, ma con una nota amara di fondo, era da me di gran lunga preferito a quello del panforte. Anche i ricciarelli hanno tradizioni nobili e antiche: furono introdotti nelle corti toscane da un senese che rientrava dalle crociate, perciò hanno origini orientali. Infatti il loro sapore zuccheroso e l'impasto di mandorle sono tipici del medio oriente, e ricordano vagamente le baklava greche e turche.
Infine immancabili i Cavallucci, il cui nome deriva forse dal fatto che venivano serviti nelle osterie cossiddette "dei cavallari", cioè di coloro che si occupavano di cavalli... si sa a Siena c'è una lunga tradizione di cavalli e cavallari! Me l'hanno insegnato i miei amici senesi e poi, avendo vissuto a Siena più di un anno non potevo non impararlo! I cavallucci hanno un sapore meraviglioso, molto sfaccettato: anice e noci sono gli ingredienti principali, oltre ai canditi e al miele. La consistenza è secca, fatta per durare a lungo, ma bisogna fare attenzione ai denti! Da bambini se ne faceva indigestione, perciò la nonna ce li proponeva con molta moderazione, nonostante a noi piacessero davvero molto.
I dolci umbri, sicuramente meno noti di quelli toscani, hanno origini più popolari e sapori più semplici, meno ricercati. Noi bambini andavamo matti per le Pinoccate (o Pinocchiate) perugine. Questi dolcetti prendono il loro buffo nome dai pinoli (pinocchi in perugino, ma anche in toscano: ricordate Pinocchio il burattino?) che sono la loro componente essenziale insieme allo zucchero marmorizzato. Sono di una dolcezza quasi disgustosa, ma ne mangerei cento perché ho una passione per i pinoli! Si dice (o meglio, è scritto sulle cartine che avvolgono i dolcetti uno a uno) che la loro forma a losanga e la loro confezione a caramella li rendessero perfetti da lanciare durante le giostre medievali. Ne esistono di due varianti: al limone e al cacao. Anche questa dicotomia di colori (bianco e nero) ci riporta alle tradizioni medievali e addirittura orientali. In effetti Perugia è un borgo fortificato medievale, perciò non è insolito che anche le tradizioni culinarie risalgano a quell'epoca.
Il dolce che più ricordo è il Serpentone, che la nonna preparava ogni Natale, spesso con il mio ausilio. Quest'ultimo in realtà era principalmente costituito dalla decorazione del dolce! Il serpentone ha origini laziali e non natalizie, infatti il suo nome deriva dall'oggetto di martirio (serpenti) di Sant'Anatolia che si festeggia il 10 Luglio. La nonna però era abituata a farlo per le feste e il sapore ottimo di mandorle tostate (principale e quasi unico ingrediente del dolce) ce lo faceva amare particolarmente. Anche la forma ci piaceva particolarmente: di serpente, o quasi di dinosauro con le mandorle piantate per dritto sulla coda e gli occhi rossi formati da due canditi.

Scendendo più a sud si trovano gli Struffoli napoletani, che però mia nonna faceva per Carnevale! Sono frittelle molto compatte ricoperte di miele. Estremamente golose! Sono preparati anche in Sicilia (dove si chiamano Strufoli, come li chiamavamo noi comunque) per Natale. Ah la Sicilia, la patria dei dolci! Nonostante questo le tipicità dolciarie sicule non sono prettamente natalizie. La Cassata per esempio è un dolce pasquale, anche se ne esiste una variante palermitana che viene preparata per Natale. I Cannoli invece sono più natalizi, anche se hanno perso queste caratteristica essendo diventati molto comuni tutto l'anno! Dolci però più tipici e meno noti sono il Buccellato, ciambella di pasta frolla ripiena delle solite cose, ovvero mandorle, nocciole, fichi secchi, marmellate ecc., e i Mustazzola, specie di biscotti a base di... indovinate un po'? Miele! Sì perché in realtà tutti questi dolci venivano anticamente preparati per essere conservati a lungo, perciò abbondavano di zucchero (conservante per eccellenza) e prodotti secchi o essiccati.

Dulcis in fundo (mai espressione fu più azzeccata!) vorrei parlarvi un po' dei dolci natalizi della "mia" Bologna. Due dolci sopra tutti: il Certosino e il Panone. Potremmo quasi definirle due varianti della stesso dolce: il primo più sofisticato e quindi cittadino, il secondo più semplice e perciò contadino. Infatti si dice che il Certosino fosse preparato in Bologna città, mentre nelle campagne si preparava il Panone, più secco e meno ricco. Il certosino (anche detto panspzièl, panspeziale o pan speciale!) ha origini medievali: anch'esso veniva preparato dagli speziali e perciò il suo sapore è molto simile a quello del panforte anche se più farinaceo. Più tardi i monaci della Certosa di San Girolamo di Casara (distrutta da Napoleone e sui cui resti fu poi costruito l'attuale cimitero di Bologna) si fecero carico della sua produzione e perciò divenne Certosino. E' un dolce molto ricco in cui si può trovare un po' tutto quello che era tradizionale all'epoca: miele, frutta candita, mandorle, cioccolato fondente, uvetta sultanina, pinoli, burro, semi di anice e cannella. Insomma un po' tutto quello che abbiamo visto negli altri dolci! In più si aggiunge la mostarda bolognese, ovvero una marmellata di mele cotogne che rende il sapore di questo dolce inconfondibile! Il panone si differenzia perché è più lievitato, simile appunto a un pane, e una volta conteneva quasi esclusivamente fichi secchi. Ora contiene principalmente uvetta, canditi e mandorle, oltre al miele, la mostarda e il cioccolato. La variante moderna è con pezzi di cioccolato interi, ma io preferisco sempre quella tradizionale. Tra i due il panone mi piace di più per semplicità e consistenza.

Questa carrellata non ha ovviamente la pretesa di essere esaustiva, molte regioni non sono state toccate perché non fanno parte del mio bagaglio culturale e mi sono limitata a darvi un'idea dei sapori che conosco e a cui sono affezionata.

A questo punto spero di avervi fatto venire un po' di gola e che vi fionderete nel negozio più tipico della vostra città a comprare un dolce natalizio pieno di storia e tradizione. Io lo farò di sicuro, ho una fame!

(NB: questo articolo è stato pubblicato sul mensile online di cultura mediterranea http://www.mediterraneaonline.eu/it/)

22 novembre 2009

Odio l'inverno

Parafrasando i Green Day potrei dire "wake me up when the winter ends"! Guardo fuori da finestrino dell'ennesimo treno che mi porta su e giù, e non vedo altro che nebbia. Il paesaggio, già di per sè non particolarmente vivace, diventa sempre più triste ogni mese che passa. Novembre è la nebbia. Tutto diventa grigio in questo crepuscolo di domenica (sono solo le 4 del pomeriggio!). E' buio, le case in mezzo ai campi accendono le luci della sera. E in lontananza non c'è niente, solo grigio e nebbia. Mentre il mio ipod sembra capire la mia malinconia, ripenso a tutte le volte che sono partita. Ripenso ai miei viaggi verso la Svizzera, ai pianti interminabili, alla voglia di abbandonare tutto... ripenso a quando salivo su quel treno, alle montagne, alla notte che calava, alla solitudine che mi stringeva. Ripenso a quanto potrebbe essere stato inutile soffrire il distacco e la lontananza. E penso a quanto potrebbe esserlo ora.
Mentre il treno si avvicina sempre più alla meta, penso a quando qualcuno mi aspettava alla stazione o a casa e penso che stasera sarò sola. Penso alla mia mamma che ogni volta che vado via mi chiede quando torno e penso a quando non me lo chiedeva. A quando mi diceva di restare su e non preoccuparmi. E piango ancora, immersa in questa stupida nebbia che offusca la mente e non mi lascia respirare. In questo treno sovraffollato di pendolari della domenica. E ancora una volta mi chiedo: ne vale la pena? Vale la pena essere sempre lontani da chi si ama? Vale la pena soffrire il distacco ogni volta che si viaggia? Vale la pena sentirsi sradicati?
Domande senza risposta. Malinconia d'inverno. E allora vado in letargo: svegliatemi quando l'inverno sarà finito.

17 novembre 2009

Imparare ad essere felici

Questo weekend ho avuto una lezione di vita. Non era la prima volta, ma forse non avevo ancora capito cosa significasse imparare ad essere felici. La felicità purtroppo non piomba dal cielo inaspettata, non è un regalo, non è uno stato oggettivo della mente. La felicità è un sentimento che si può imparare ad avere, perché essere felici non dipende da fattori esterni, ma solo da noi.
Passiamo la maggior parte della nostra vita alla ricerca di qualcosa. Questa continua aspettativa ci porta ad essere infelici il 90% del nostro tempo. Ed è forse il motivo per cui abbiamo bisogno di sperare che dopo la morte ci succederà qualcosa di bello. Ma questo significherebbe che la felicità non è di questo mondo, eppure qualche volta ci sentiamo veramente felici. Non significa accontentarsi, no. Significa che ogni cosa che otteniamo, se l'abbiamo veramente voluta, è un successo. Significa che ogni volta che abbiamo una soddisfazione, possiamo essere felici. Se non lo siamo è perché stiamo sempre aspettando che accada qualcosa di più bello, che si sistemino tutti i problemi, che qualcuno o qualcosa ci doni la felicità che crediamo di meritare.
Non si merita la felicità, si cerca e si ottiene. Come tutto. Immaginiamo di aspettare tutta la vita (o comunque per un tempo molto lungo) che succeda qualcosa, la cosa che ci renderebbe veramente felici. Se accade, quando accade, cosa aspetteremo poi? Ci inventeremo un'altra cosa da aspettare, perché saremo delusi dal fatto che quel che è successo non ci ha resi veramente felici, perché manca sempre qualcosa, perché non è andata esattamente come ci aspettavamo.
Non va mai come ci aspettiamo. E allora non è forse inutile aspettare? Magari è più utile rendersi conto che per essere felici non serve molto. C'è sempre qualcosa di cui essere felici. E' anche utile rendersi conto che non potrà mai andare tutto bene. Allora perché negarsi quel minuto al giorno di felicità? Non bisogna necessariamente essere sempre felici, ma forse ci farebbe (mi farebbe) bene esserlo più spesso. Grazie della lezione.

"Ma io ho te... è solo un timido pretesto, ma io ho te!"

7 novembre 2009

effimero

... e ti aggrappi a un granello di sabbia sapendo che il vento lo porterà via...
... e ti aggrappi a una foglia su un albero sapendo che in autunno cadrà...
... e ti aggrappi a una goccia di pioggia sapendo che la terra l'assorbirà...
Così ti aggrappi alla speranza che morirà lenta lasciando il vuoto dell'anima...

27 ottobre 2009

Realizzazione, maternità, depressione

Oggi ho letto un articolo sulla liceità del desiderio di maternità a tutti i costi. La psicologa interrogata concludeva che non è lecito desiderare un figlio a tutti i costi perché al giorno d'oggi una donna si può sentire realizzata in molti altri campi.
A nessuno è però venuto in mente di pensare che forse il desiderio di maternità non è legato solo e sempre ad una realizzazione personale, o atavica semmai. Penso che - ma è un mio personale e discutibile parere - molto spesso il desiderio di maternità sia forse legato a tutt'altro.
Certo ha ragione quella psicologa a dire che la realizzazione avviene anche attraverso altre vie (lavoro? amore? amicizia?), ma è anche vero che noi donne siamo talmente poliedriche e incontentabili che forse una cosa sola non ci basta. Tuttavia se la nostra realizzazione fosse creare una famiglia, non sarebbe in fondo necessario procreare, perché per fare questo serve un marito (qualcuna potrebbe obiettare che questa è una delle parti più difficili!) e per diventare mamme basta adottare un bimbo sfortunato su cui riversare un po' d'amore, e la famiglia è creata.
Se poi per realizzazione si intende sentirsi utili, allora ha ancora un senso ai giorni nostri dire che siamo utili solo se possiamo procreare? e non siamo forse più utili da vive che non da morte? perché a volte le donne che si sottopongono a torture indescrivibili per avere figli spesso ne escono più morte che vive, perché vogliamo avere figli anche a 40 anni e pretendere che sia una passeggiata, perché vogliamo farli senza soffrire e senza una smagliatura, perché abbiamo paura di quello che sarà dopo e perché ci ammaliamo dei mali del secolo dopo aver partorito: depressione e tumori. Vi pare giusto donne? Vi sentite utili a mettere al mondo un figlio che non avrà una mamma o avrà una mamma che lo odia? Non credo...
E forse è proprio questo il senso della cosiddetta depressione post partum. Che non siamo affatto realizzate a mettere al mondo un figlio! Che improvvisamente ci accorgiamo che questa cosa da sola non basta a farci sentire donne. Perché è inutile prenderci in giro, non siamo come le nostre nonne (o forse addirittura bisnonne ormai!) tutte casa e chiesa. E un bambino è una responsabilità e un impegno che dobbiamo sentirci di affrontare. Che bella cosa che è avere un figlio! Ma la fatica non finisce col parto... anzi comincia in quel momento! Attenzione, non dico che non sia una gioia immensa e che non provochi piacere l'idea di dire "è mio, l'ho fatto io". Non dico neanche che non sia bello occuparsi dei figli, volergli bene, insegnargli la vita e tutte le cose che sappiamo. Dico solo che bisogna essere preparati e che la realizzazione di una donna (come quella di un uomo intendiamoci) non deve essere concentrata sull'atto di procreare. E nemmeno l'utilità di una donna, che come sappiamo sa fare mille cose ed è in grado di rendersi utile in molti modi diversi.
Un discorso diverso va fatto per il MOTIVO che ci spinge a volte a volere figli ad ogni costo. E' davvero la realizzazione? Non è piuttosto un modo per garantirsi un futuro? Avere un figlio, sangue del tuo sangue, è una garanzia di non restare soli ad affrontare i problemi della vita. Certo non è sempre così, ma quando lo fai speri che cresca affettuoso e consapevole. Io credo che molte di noi pensino che avere un figlio le salvaguarderà dalla solitudine di una vecchiaia senza speranza. Perché si sa, gli amici e gli amori non sono eterni e soprattutto non c'è quel legame che c'è in un rapporto di sangue. E speri sempre che i tuoi figli sopravvivano più di te per poterti aiutare ad affrontare la vecchiaia e tutti i problemi che ne seguono. Se non altro per gratitudine, che si sa, è pur sempre una forma d'amore. Perché in fondo il principale problema di questi tempi è proprio affrontare i problemi! e siccome noi donne i problemi, se non ce li abbiamo, ce li creiamo senza fatica, abbiamo anche bisogno di un appoggio. Non è poi anche la causa principale della depressione il non saper affrontare i problemi? E così facciamo un figlio - o ci proviamo - sperando che non accentui la depressione e che ci garantisca un appoggio sicuro per la nostra vecchiaia, ammesso di arrivarci (e anche questo non è scontato).
Insomma il motivo, vedetela come volete, è sempre puramente egoistico. Ma è giusto mettere al mondo un figlio per egoismo? Non è forse il caso di pensarci un po'? Saranno i 30 suonati o il desiderio di maternità latente, ma è il caso di cominciare a pensare perché farlo e se farlo.
In ogni caso non è proprio il caso (scusate la ripetizione) di farlo ad ogni costo, perché chi ci rimette non è solo la donna, ma anche la povera creatura che ne dovesse nascere.

29 agosto 2009

Catania e il limone limone!



Se andate a Catania non potete esimervi dall'andare in uno dei famosissimo chioschi e chiedere un "limone limone" o anche meglio detto "limone AL limone"! Ovviamente se vi piace il limone... variante per gli amanti del mandarino è il "mandarino limone"... bevanda dell'estate catanese (insieme ad alcune altre) si può bere ad ogni momento, ma l'ideale per me è alla sera, quando l'afa della città ti soffoca e scende quella bella cappa di umido, si ferma il vento e tramonta il sole! oppure dopo cena, magari pesante, prima di andare a dormire! ah... ma cos'è? è un DRINK, analcolico, dissetante e digestivo a base di... indovinate? ... limone! sciroppo di limone (fatto in casa, ovviamente), mezzo/un limone spremuto e selz q.b. Nella versione al mandarino, lo sciroppo è al mandarino!
Con un bel bicchiere di limone limone potete iniziare il giro di Catania...
Spicca subito il colore BIANCO, la luce del sole che illumina e riscalda, la marea di gente, la lunghezza della via Etnea!
Catania è una città del sud che si comporta come una città del nord. Orgogliosa e composta ti sfida a viverci. Ti avverte subito che non sarà facile abituarsi a lei. Con i suoi ritmi sincopati e la sua solarità, ti sembra che ti inviti a provarci. Lento e veloce si alternano. La prima mattina è veloce: sveglia alle 5, alle 6 si prepara il mercato del pesce, i giornalai e i bar sono aperti prima delle 6, ferve la vita in centro e nella zona portuale - pesce, frutta, verdura vengono smistati; i fornai cominciano a sfornare il pane da vendere, dopo aver rifornito tutti gli altri esercizi. Poi rallenta: a metà mattina d'estate si va in spiaggia, escono le signore a fare la spesa (se sono già state al mercato a scegliere il pesce!), il vento fresco ti da sollievo e ti porta l'odore del mare, i turisti cominciano le loro visite guidate... c'è bisogno di una granita! al caffè con brioche ovviamente! In un momento è ora di pranzo, di nuovo veloce: si mangia di tutto, si mangia tanto, si mangia bene! ma non si mangia tanto tardi! A meno che non ci sia un qualche evento da celebrare... anche in quel caso comunque non si inizia poi così tardi! magari però si finisce la sera... Lo stomaco pieno rallenta i ritmi; il dopopranzo è lento: ci si va a coricare! il caldo è atroce, ma uscire è impossibile, se non si vuole evaporare! e quando ci si sveglia è già tardi! e allora di nuovo veloce: ci si veste in un attimo, tempo di fare un giro in città... e tempo di gelato! lungo la via Etnea ci sono ottime gelaterie! allora la passeggiata comincia "in cima" (più in là è davvero lontano!) alla via Etnea, dalla piazza Borgo (ovvero piazza Cavour), zona universitaria, poi si scende verso il giardino di villa Bellini, con la scalinata e la fontana. Proseguendo si arriva alla piazza Stesicoro... andando a sinistra si può fare una deviazione "caratteristica" al "quartiere cinese" e sentirsi un po' in oriente... e stranieri! continuando lungo la via Etnea si arriva alla piazza sede del Rettorato e del Comune... e infine eccoci davanti al Duomo e alla colonna dell'elefante! Dietro a questa piazza si svolge il mercato del pesce, girando nella zona si possono ammirare alcune rovine romane, il teatro massimo Bellini e spingendosi più in là si arriva al castello Ursino. Poi arriva la sera, lenta: è il momento di un arancino, un cannolo, una passeggiata digestiva e ovviamente... il limone limone!
Ma questa non vuole essere una guida turistica. Catania è soprattutto una città piena di vita, con una grande dignità, che ti stupisce. Il mare si nasconde, perché non vuole essere la maggiore attrattiva di questa città. Eppure c'è. Giri l'angolo e ti sorprende! Il mare azzurro, le palme del lungomare, o chilometri di spiaggia della playa.
Ho raccontato l'estate a Catania, che ho vissuto... l'inverno poi sarà il prossimo capitolo... intanto un bel limone limone per tutti!

19 luglio 2009

Capirsi

Capirsi è impossibile. Quando si è vicini è difficile, quando si è lontanti è impossibile. E ognuno la vive a modo suo. Tu forse ti accontenti di pensare, io no. Io sono stufa di pensare a quello che potrebbe essere se non fosse così. Io non penso che tra poco ci vedremo, ma a tutto quello che non riusciremo a fare prima di separarci di nuovo. E a tutto il tempo perso quando non ci vediamo.
Vorrei vivere con te, non vivere pensando a te. Vorrei poter condividere le esperienze e le cose belle della vita. Ma non posso. A te magari non interessa, ma già una volta ti ho detto cosa significa per me.
Forse parlare non supplisce l'assenza, ma aiuta a non sentirsi così lontani e a condividere, almeno a parole, quello che non si riesce a condividere di persona. A volte si potrebbe parlare di noi, e non di me e di te. Ma non accade quasi mai, perché c'è paura che la lontananza faccia fraintendere le parole. Eppure si deve. Avere un obiettivo comune dovrebbe unirci anche nella distanza.
Ma capirsi rimane impossibile.

19 giugno 2009

Pianura

E' tutto piatto, piatto, piattissimo... non c'è un dosso, una collinetta, nemmeno una minima pendenza! Guardo fuori dal finestrino ed è tutto più piatto che si può fino all'orizzone, fin dove arriva la mia vista è tutto strapiatto! Campi, campi, campi e ancora campi! Niente di niente!
Come si può vivere qui in questo piattume? Non riesco a concepirlo mi dispiace! La mia campagna ha colline, dolci come la primavera che matura le colture verdi e fresche, aspre come l'estate che secca il grano dorato, brulle come l'autunno di campi arati e marroni, spoglie come l'inverno di brina bianca. La mia campagna è intervallata da boschi sempreverdi di pini mediterranei e conifere, dalle macchie scure e dall'acqua scarsa che scorre in rivoli seminascosti e fangosi. E all'orizzonte le montagne dell'appennino, con gli alberi e la neve.
Questa campagna piatta, annacquata, monotona, non è campagna! E l'occhio si stanca subito di guardarla, di cercare in mezzo alla pianura un movimento che non c'è.
La noia comincia qui, in questa pianura...

15 giugno 2009

Missing you (John Waite)

Every time I think of you
I always catch my breath
And I'm still standing here
And you're miles away
And I'm wondering why you left
And there's a storm that's raging
Through my frozen heart tonight
I hear your name in certain circles
And it always makes me smile
I spend my time
Thinking about you
And it's almost driving me wild
And there's a heart that's breaking
Down this long distance line tonight
I ain't missing you at all
Since you've been gone
Away
I ain't missing you
No matter
What I might say
There's a message
In the wild
And I'm sending you
This signal tonight
You don't know
How desperate I've become
And it looks like I'm losing this fight
In your world
I have no meaning
Though I'm trying hard
To understand
And it's my heart that's breaking
Down this long distance line tonight
I ain't missing you at all
Since you've been gone
Away
I ain't missing you
No matter
What my friends say
And there's a message that I'm sending out
Like a telegraph to your soul
And if I can't bridge this distance
Stop this heartbreak overload
I ain't missing you at all
Since you've been gone
Away
I ain't missing you
No matter
What my friends say
I ain't missing you
I ain't missing you
I keep lying to myself
And there's a storm that's raging
Through my frozen heart tonight
I ain't missing you at all
Since you've been gone
Away
I ain't missing you
No matter
What my friends say
Ain't missing you
I ain't missing you
I ain't missing you
I keep lying to myself
Ain't missing you
I ain't missing you
I ain't missing you
I ain't missing you
I ain't missing you
I ain't missing you
Ain't missing you
Oh no
No matter what my friends might say
I ain't missing you...

15 aprile 2009

8

Era davvero tanto tempo che non sentivo quelle parole... talmente tanto tempo che non sapevo nemmeno più che suono avessero... talmente tanto tempo che per un istante ho creduto di non capirle... era così tanto tempo che il cuore si è fermato un secondo e ha saltato un battito... e quando ha ripreso non ci ho voluto credere!
E' stato uno dei secondi più belli della mia vita. Esagero? Quando hai passato un anno a piangere e deprimerti per niente, quando hai pensato che non sarebbe più successo, quando pensavi di essere irrecuperabile, quando non c'era niente da fare... perché è buffa la vita, ad un certo punto decidi che non puoi andare più giù di così, perché non ne hai motivo, perché chi soffre davvero è più forte di te, perché se non ne esci andrà sempre peggio! e ti riprendi in mano la tua vita, che magari non è un granché ma che potrebbe essere molto meglio se solo aprissi gli occhi.
E dopo tutta questa tristezza senti queste parole bellissime e sai che vengono dal cuore, da un cuore grandissimo, che sono dette con l'anima, lo senti dentro, non ci sono dubbi... e magari non ce n'era bisogno perché lo sapevi già, ma sentirlo... e saperlo... forse domani non sarà più così, ma oggi ci sei tu e solo tu. In quel secondo in cui il mio cuore si è fermato, tu ed io eravamo una cosa sola. Il regalo più bello me l'hai fatto oggi. Il regalo più bello sono state queste parole che non sentivo da tempo, da tanto tempo, da troppo tempo! E stasera piangerò e finalmente sarà di gioia nel sapere che ho incontrato qualcuno che ha ancora il coraggio di dirlo.
Ti amo.

11 marzo 2009

A te

Grazie a te mio sole! grazie della gioia che mi dai... anche se qualche volta mi arrabbio, se me la prendo per le stupidaggini, se sono lunatica, stanca e anche a volte un po' "vecchia"! Grazie perché mi hai ridato fiducia e felicità, perché non credevo fosse più possibile e mi hai dimostrato che mi sbagliavo... Di tutto questo ti ringrazio, qualsiasi cosa accada, qualunque sia la conclusione (se ci sarà), è bello sapere che esistono persone come te che con un sorriso possono portare il sole!
Questo è dedicato a te, e solo a te e a tutto quello che mi sai dare.

"...mare così bello non c'è quando sorridi..."

4 febbraio 2009

Seelenheil - Xavier Naidoo

Und wenn du nicht mehr staunen kannst
tust du mir leid
dann hast du keine chance mehr
und wenn du nichts mehr fühlen kannst
ist es vorbei
dann bleibst du ewig leer
und wenn du nicht vergeben kannst
vergibst du fehl
ist denn deine weste rein?
wenn du so weiter leben kannst
erlebst du´s nie
dein eigenes seelenheil

du bist nicht mehr das kind das du mal warst
das ist wahr
obwohl du besser wärst was du mal warst
das ist wahr
das kind was in dir schläft
weck es auf
das kind was in dir schläft
bring es raus
du bist nicht mehr das kind das du mal warst
das ist wahr
obwohl du besser wärst was du mal warst
das ist wahr
das kind was in dir schläft
weck es auf
das kind was in dir schläft
bring es raus

und wenn du nicht mehr staunen kannst
tust du mir leid
dann hast du keine chance mehr
und wenn du nichts mehr fühlen kannst
ist es vorbei
dann bleibst du ewig leer
und wenn du nicht vergeben kannst
vergibst du fehl
ist denn deine weste rein?
wenn du so weiter leben kannst
erlebst du´s nie
dein eigenes seelenheil

vielleicht bist du ja ein guter mensch eine gute frau ein guter mann
und auf dieser welt so unerwünscht
wie man unerwünscht sein kann
bitte stumpf nicht ab
halt die ohren auf
denn rettung naht gewiß aus einem hohen haus
zieh deine rüstung an
du weißt welche ich mein
zieh seine rüstung an
so eine hat keine
zieh deine rüstung an
du weißt welche ich mein
zieh seine rüstung an
so eine hat keine

und wenn du nicht mehr staunen kannst
tust du mir leid
dann hast du keine chance mehr
und wenn du nichts mehr fühlen kannst
ist es vorbei
dann bleibst du ewig leer
und wenn du nicht vergeben kannst
vergibst du fehl
ist denn deine weste rein?
wenn du so weiter leben kannst
erlebst du´s nie
dein eigenes seelenheil

du fragst dich warum bist du hier
in dieser dunklen welt
mach dir endlich licht
mach es endlich hell
es liegt wirklich an dir
und was du daraus machst
es liegt nicht an der welt
weil die welt darüber lacht
die welt liegt uns zur last
die welt treibt uns zum hass
liebe hat hier keinen platz
doch die liebe ist ein schatz

und wenn du nicht mehr staunen kannst
tust du mir leid
dann hast du keine chance mehr
und wenn du nichts mehr fühlen kannst
ist es vorbei
dann bleibst du ewig leer
und wenn du nicht vergeben kannst
vergibst du fehl
ist denn deine weste rein?
wenn du so weiter leben kannst
erlebst du's nie
dein eigenes seelenheil

27 gennaio 2009

facebook, lo strumento del demonio!

Il caro vecchio facebook nasconde delle insidie terribili. Chi lo usa, molto o poco, sa che consente di mettere in piazza tutta la propria vita, con maggiore o minore tutela della privacy a seconda del vostro livello di esibizionismo virtuale.
Da un po' di tempo mi accorgo che potrebbe benissimo essere uno strumento utilizzato dal demonio per creare discordie e tensioni tra persone aventi qualsiasi tipo di relazione. I vantaggi li conosciamo tutti: permette di rimanere o ritornare in contatto con amici, o presunti tali, nonché di conoscere gente nuova. E fin qui ci sono quasi tutte le insidie della chat, che ci sono ben note. Consente anche di dire agli amici cosa state facendo e di aggiornarli sulle vostre condizioni attuali, grazie a foto, link, blog, musica ecc ecc. Tutto questo è personalizzabile, nascondibile, editabile.
Perfetto! Ma molti di voi si saranno anche già imbattuti nei tentativi di ledere la salute psichica del frequentatore medio di questo strumento. Vado con gli esempi.
Siete lì che tranquillamente cazzeggiate su facebook (fb per gli amici), come tutti i giorni, quando all'improvviso vi si presenta una friend request... con curiosità aprite la finestra e trovate:
a- la vostra amica di 15 anni fa, con cui avevate pesantemente litigato (perché vi aveva soffiato il moroso), che con un sorriso a 34 denti vi dice: ehi ciao! ma sei proprio tu? che bello rivederti! mentre pensate se risponderle "bella stronza vaffanculo", il vostro aplomb tipicamente inglese vi dice che in fondo sono passati 15 anni e quindi non ha proprio senso rivangare vecchie discordie, meglio soprassedere, è solo fb, al limite si tratta di aggiungerla tra gli amici e non cagarla più! intanto vi siete già viste il profilo, e avete notato che è privato, perciò la curiosità morbosa vi fa accettare la richiesta.... e sopresona! scoprite con sommo disappunto che lei non solo è sposata (eh sì, proprio con quello lì...), ma ha 2 figli, un cane e un ottimo lavoro fisso nella vostra città, è bella, simpatica e divertente e ha un sacco di amici! e voi, che non siete mai state il tipo invidioso, improvvisamente diventate verdi e in preda ad un attacco di bile maledicete fb e il mondo intero!
b- quel simpatico ragazzo che vi veniva dietro all'università, molto gentile, per niente interessante che avete cercato in tutti i modi di scaricare finché non ha capito (dopo che gli avete presentato 3 morosi e avete cambiato mail, telefono e città) e non s'è fatto più vivo... ed è lì che con la faccia compita vi scrive: ti ricordi di me? come dimenticarsi... vi dite (memori dell'esperienza con la ex amica) che sarà sicuramente sposato con figli e quindi innocuo e lo aggiungete... e invece NO! 3 secondi dopo è già lì che vi tempesta di domande in chat e voi maledicete fb e il mondo intero!
c- un vostro ex strafigo che avete sbagliato a lasciare all'epoca e ancora vi mangiate le mani... oh finalmente qualcosa di buono! (vi dite speranzose) senza nemmeno pensarci un secondo è già aggiunto... e scoprite che è fidanzato o peggio ancora ha 30 donne che gli scrivono msg in bacheca tutti i giorni senza sosta e lui trova il tempo di rispondere a tutte... tranne che a voi! e allora maledicete fb e il mondo intero!
d- un vostro ex che avete amato follemente ma purtroppo è finita male per qualche motivo, ma il cui ricordo vi fa ancora battere forte il cuore! con la gioia di un bambino che riceve la cioccolata accettate l'amicizia sicure che stavolta fate bene... e così scoprite che lui non è cambiato, è sempre la persona meravigliosa che era, ma al primo tentativo di sondare il terreno mette davanti un muro alto 10km e voi ci sbattete il muso duramente, convincendovi che tanto le minestre riscaldate non sono mai buone e poi vedi in quante gli scrivono e poi tanto è sempre il solito e maledicete fb e il mondo intero!
e- un perfetto sconosciuto... andate a vedere se avete amici in comune... che ne abbiate o no rimane sempre uno sconosciuto... l'esperienza vi ha insegnato che con gli sconosciuti si può beccare bene o male a seconda del grado di sfiga... lasciate decantare la richiesta un paio di giorni e poi decidete di accettare, tanto al limite lo si può cancellare! ed ecco che vi trovate di fronte uno che dalla foto non si capiva, ma ha 15 anni più di voi, ha amici che potrebbero conoscere i vostri genitori ed è pure brutto! e lì davvero maledicete fb e... di nuovo fb!

Ma i drammi non finiscono qui. Un capitolo a parte va dedicato alla vita di coppia e fb. Il maniaco/la maniaca di fb ha irrimediabilmente il moroso o la morosa su fb. MAI FARE QUESTO ERRORE. Purtroppo fb, essendo lo strumento del demonio, è volto a svelare le cose peggiori di noi. Ed ecco che diventiamo tutti spioni incontrollabili e invadenti della vita altrui! Come facciamo coi nostri amici ogni giorno andiamo a vedere cos'ha combinato il nostro partner: "... è ora amico di Svetlana"... uhm... pensa che ti ripensa non ti sembra di ricordare che ti abbia mai parlato o presentato un'amica, una collega, una conoscente che si chiami Svetlana... te ne ricorderesti... profilo di Svetlana ovviamente inaccessibile... foto: biondona mozzafiato con labbra a canotto... "caro, chi è Svetlana?" "Svetlana chi?" "ahem... ho letto su fb..." "ah! quella Svetlana! è... ma sì dai, un'amica di Antonio"... ok, verifica sul profilo di Antonio... "non c'è Svetlana tra i suoi amici" "ahem... forse mi sbaglio.... mi pareva Antonio... allora non so, ma di qualcuno dei miei amici cmq"... ok lasciamo perdere... il giorno dopo sulla bacheca del vostro moroso c'è un messaggio di Alice, la sua ex, che scrive: ciao topolino! come va oggi? TOPOLINO???? ma come si permette sta zo...la? ora te lo do io topolino! "caro, come mai Alice ti chiama ancora topolino?" "hmmm Alice chi?" "come chi? quella str... della tua ex che ti lascia i msg su fb" "ahhhhhh! lei! ma cosa vuoi che me ne freghi amore! è una stupida, fa così con tutti! tranquilla nemmeno le rispondo"... respirone Zen e tutto passa... in fondo voi siete gelose, è normale che tutto vi dia fastidio. E allora perché vi ostinate a leggere tutti i sacrosanti giorni il profilo fb del vostro moroso? con le sue 200 amiche che gli scrivono (e lui risponde, lo sapete), persone che non conoscete nemmeno, troioni insostenibili, ex compagne di scuola, colleghe, amiche... non importa! SMETTETE DI LEGGERE QUEL PROFILO! in fondo voi non fate lo stesso? e lui magari si chiede (e se ha coraggio vi chiede) le stesse cose...
E infine la nota dolente... su fb c'è anche lui, il vostro ex, quello che vi ha appena lasciate e per cui avete pianto mesi (e ancora oggi una lacrimuccia vi scappa) e non avete il coraggio di cancellare dalle amicizie perché... beh lo sapete perché! e tutti i giorni, tutti i maledetti giorni, andate a vedere il profilo (come facevate anche quando stavate insieme del resto!): "... è ora amico di XXX", non conoscete... "... ha aggiornato la sua foto del profilo", mai vista questa... "ha aggiunto l'album...", sono foto nuove, fammi vedere... ed eccolo lì, come sempre, stesso posto stessa faccia, ma voi non ci siete più... e riattaccate a piangere come fontane, chiedendovi come possa essere successo... CANCELLATELO! CANCELLATE QUEL CAZZO DI PROFILO DI FACEBOOK!
Perché fb è lo strumento del demonio.

PS: a sua difesa devo anche dire che facebook mi ha aiutato a ritrovare amici perduti che avrei tanto voluto ritrovare e a conoscere gente meravigliosa che mi ha saputo dare molto affetto, perciò grazie facebook per questo! per tutto il resto: attenzione alle controindicazioni psicologiche! non prendetelo (e non prendetevi) troppo sul serio, come tutte le mode passerà e i brutti ricordi svaniranno con lui... o almeno spero!

c'era un ciliegio

C'era un ciliegio nella strada che dall'aia portava al bosco... un ciliegio grande, enorme, profumato. Su quel ciliegio nel greppo crescevano delle ciliegie cattivissime, aspre e piccoline. Eppure lui, il ciliegio, non se ne interessava: cresceva grande e forte e fiero si ergeva con le fronde al vento. Noi bambini andavamo sempre a vederlo. In ogni stagione stava lì, senza piegare i rami, a guardarci dall'alto delle sue chiome e a proteggerci. Io amavo quel ciliegio dai frutti aspri e quasi incolori, perché era bello, anzi bellissimo. E mi piaceva raccogliere le ciliegie e pensare che le faceva un po' anche per noi, perciò era nostro dovere mangiarle per farlo felice. Sembrava sorridere. Un giorno non ce l'ho trovato più e mi sono sempre chiesta perché. Nessuno mi ha mai spiegato perché sia stato abbattuto, ma un motivo doveva pur esserci, mi sono detta. Così da allora ogni volta che passo di lì penso a lui e a quante cose sono cambiate...
Si può dimenticare, non è facile, ma è possibile. Però quando dimentichi in realtà il ricordo non sparisce, non si disintegra, ma lo accantoni solo in un angolo della mente, perché non vuoi più vedertelo davanti. E poi un giorno, all'improvviso, in un momento che non c'entra niente, eccolo lì che riaffora, nitido e chiaro come se fosse ieri. Un'immagine, una frase, una parola, un gesto... e ti chiedi cosa sia cambiato da allora e come sia potuto cambiare tanto e perché... ma una risposta non c'è, non la sai trovare... e il ricordo resta lì, ti sforzi di dimenticare di nuovo per non soffrire inutilmente a causa di qualcosa che non esiste più, come quel ciliegio sul greppo...