27 ottobre 2009

Realizzazione, maternità, depressione

Oggi ho letto un articolo sulla liceità del desiderio di maternità a tutti i costi. La psicologa interrogata concludeva che non è lecito desiderare un figlio a tutti i costi perché al giorno d'oggi una donna si può sentire realizzata in molti altri campi.
A nessuno è però venuto in mente di pensare che forse il desiderio di maternità non è legato solo e sempre ad una realizzazione personale, o atavica semmai. Penso che - ma è un mio personale e discutibile parere - molto spesso il desiderio di maternità sia forse legato a tutt'altro.
Certo ha ragione quella psicologa a dire che la realizzazione avviene anche attraverso altre vie (lavoro? amore? amicizia?), ma è anche vero che noi donne siamo talmente poliedriche e incontentabili che forse una cosa sola non ci basta. Tuttavia se la nostra realizzazione fosse creare una famiglia, non sarebbe in fondo necessario procreare, perché per fare questo serve un marito (qualcuna potrebbe obiettare che questa è una delle parti più difficili!) e per diventare mamme basta adottare un bimbo sfortunato su cui riversare un po' d'amore, e la famiglia è creata.
Se poi per realizzazione si intende sentirsi utili, allora ha ancora un senso ai giorni nostri dire che siamo utili solo se possiamo procreare? e non siamo forse più utili da vive che non da morte? perché a volte le donne che si sottopongono a torture indescrivibili per avere figli spesso ne escono più morte che vive, perché vogliamo avere figli anche a 40 anni e pretendere che sia una passeggiata, perché vogliamo farli senza soffrire e senza una smagliatura, perché abbiamo paura di quello che sarà dopo e perché ci ammaliamo dei mali del secolo dopo aver partorito: depressione e tumori. Vi pare giusto donne? Vi sentite utili a mettere al mondo un figlio che non avrà una mamma o avrà una mamma che lo odia? Non credo...
E forse è proprio questo il senso della cosiddetta depressione post partum. Che non siamo affatto realizzate a mettere al mondo un figlio! Che improvvisamente ci accorgiamo che questa cosa da sola non basta a farci sentire donne. Perché è inutile prenderci in giro, non siamo come le nostre nonne (o forse addirittura bisnonne ormai!) tutte casa e chiesa. E un bambino è una responsabilità e un impegno che dobbiamo sentirci di affrontare. Che bella cosa che è avere un figlio! Ma la fatica non finisce col parto... anzi comincia in quel momento! Attenzione, non dico che non sia una gioia immensa e che non provochi piacere l'idea di dire "è mio, l'ho fatto io". Non dico neanche che non sia bello occuparsi dei figli, volergli bene, insegnargli la vita e tutte le cose che sappiamo. Dico solo che bisogna essere preparati e che la realizzazione di una donna (come quella di un uomo intendiamoci) non deve essere concentrata sull'atto di procreare. E nemmeno l'utilità di una donna, che come sappiamo sa fare mille cose ed è in grado di rendersi utile in molti modi diversi.
Un discorso diverso va fatto per il MOTIVO che ci spinge a volte a volere figli ad ogni costo. E' davvero la realizzazione? Non è piuttosto un modo per garantirsi un futuro? Avere un figlio, sangue del tuo sangue, è una garanzia di non restare soli ad affrontare i problemi della vita. Certo non è sempre così, ma quando lo fai speri che cresca affettuoso e consapevole. Io credo che molte di noi pensino che avere un figlio le salvaguarderà dalla solitudine di una vecchiaia senza speranza. Perché si sa, gli amici e gli amori non sono eterni e soprattutto non c'è quel legame che c'è in un rapporto di sangue. E speri sempre che i tuoi figli sopravvivano più di te per poterti aiutare ad affrontare la vecchiaia e tutti i problemi che ne seguono. Se non altro per gratitudine, che si sa, è pur sempre una forma d'amore. Perché in fondo il principale problema di questi tempi è proprio affrontare i problemi! e siccome noi donne i problemi, se non ce li abbiamo, ce li creiamo senza fatica, abbiamo anche bisogno di un appoggio. Non è poi anche la causa principale della depressione il non saper affrontare i problemi? E così facciamo un figlio - o ci proviamo - sperando che non accentui la depressione e che ci garantisca un appoggio sicuro per la nostra vecchiaia, ammesso di arrivarci (e anche questo non è scontato).
Insomma il motivo, vedetela come volete, è sempre puramente egoistico. Ma è giusto mettere al mondo un figlio per egoismo? Non è forse il caso di pensarci un po'? Saranno i 30 suonati o il desiderio di maternità latente, ma è il caso di cominciare a pensare perché farlo e se farlo.
In ogni caso non è proprio il caso (scusate la ripetizione) di farlo ad ogni costo, perché chi ci rimette non è solo la donna, ma anche la povera creatura che ne dovesse nascere.