17 novembre 2009

Imparare ad essere felici

Questo weekend ho avuto una lezione di vita. Non era la prima volta, ma forse non avevo ancora capito cosa significasse imparare ad essere felici. La felicità purtroppo non piomba dal cielo inaspettata, non è un regalo, non è uno stato oggettivo della mente. La felicità è un sentimento che si può imparare ad avere, perché essere felici non dipende da fattori esterni, ma solo da noi.
Passiamo la maggior parte della nostra vita alla ricerca di qualcosa. Questa continua aspettativa ci porta ad essere infelici il 90% del nostro tempo. Ed è forse il motivo per cui abbiamo bisogno di sperare che dopo la morte ci succederà qualcosa di bello. Ma questo significherebbe che la felicità non è di questo mondo, eppure qualche volta ci sentiamo veramente felici. Non significa accontentarsi, no. Significa che ogni cosa che otteniamo, se l'abbiamo veramente voluta, è un successo. Significa che ogni volta che abbiamo una soddisfazione, possiamo essere felici. Se non lo siamo è perché stiamo sempre aspettando che accada qualcosa di più bello, che si sistemino tutti i problemi, che qualcuno o qualcosa ci doni la felicità che crediamo di meritare.
Non si merita la felicità, si cerca e si ottiene. Come tutto. Immaginiamo di aspettare tutta la vita (o comunque per un tempo molto lungo) che succeda qualcosa, la cosa che ci renderebbe veramente felici. Se accade, quando accade, cosa aspetteremo poi? Ci inventeremo un'altra cosa da aspettare, perché saremo delusi dal fatto che quel che è successo non ci ha resi veramente felici, perché manca sempre qualcosa, perché non è andata esattamente come ci aspettavamo.
Non va mai come ci aspettiamo. E allora non è forse inutile aspettare? Magari è più utile rendersi conto che per essere felici non serve molto. C'è sempre qualcosa di cui essere felici. E' anche utile rendersi conto che non potrà mai andare tutto bene. Allora perché negarsi quel minuto al giorno di felicità? Non bisogna necessariamente essere sempre felici, ma forse ci farebbe (mi farebbe) bene esserlo più spesso. Grazie della lezione.

"Ma io ho te... è solo un timido pretesto, ma io ho te!"

1 commento:

MBarlez ha detto...

Beh che dire condivido pienamemte quello che dici sulla felicità.
Vorrei solo aggiungere una breve storia che riassume la mia visione della felicità... magari l'hai già sentita.
"... un mercante, una volta, mandò il figlio ad apprendere il segreto della felicità dal più saggio di tutti gli uomini. Il ragazzo vagò per quaranta giorni nel deserto, finché giunse a un meraviglioso castello in cima a una montagna. Là viveva il Saggio che il ragazzo cercava.

Invece di trovare un sant'uomo, però, il nostro eroe entrò in una sala dove regnava un'attività frenetica: mercanti che entravano e uscivano, ovunque gruppetti che parlavano, una orchestrina che suonava dolci melodie. E c'era una tavola imbandita con i più deliziosi piatti di quella regione del mondo. Il Saggio parlava con tutti, e il ragazzo dovette attendere due ore prima che arrivasse il suo turno per essere ricevuto.

Il Saggio ascoltò attentamente il motivo della visita, ma disse al ragazzo che in quel momento non aveva tempo per spiegargli il segreto della felicità. Gli suggerì di fare un giro per il palazzo e di tornare dopo due ore.

Nel frattempo, voglio chiederti un favore, concluse il Saggio, consegnandogli un cucchiaino da tè su cui versò due gocce d'olio. Mentre cammini, porta questo cucchiaino senza versare l'olio.

Il ragazzo cominciò a salire e scendere le scalinate del palazzo, sempre tenendo gli occhi fissi sul cucchiaino. In capo a due ore, ritornò al cospetto del Saggio.

Allora, gli domandò questi, hai visto gli arazzi della Persia che si trovano nella mia sala da pranzo? Hai visto i giardini che il Maestro dei Giardinieri ha impiegato dieci anni a creare? Hai notato le belle pergamene della mia biblioteca?'

Il ragazzo, vergognandosi, confessò di non avere visto niente. La sua unica preoccupazione era stata quella di non versare le gocce d'olio che il Saggio gli aveva affidato.

Ebbene, allora torna indietro e guarda le meraviglie del mio mondo, disse il Saggio. Non puoi fidarti di un uomo se non conosci la sua casa.

Tranquillizzato, il ragazzo prese il cucchiaino e di nuovo si mise a passeggiare per il palazzo, questa volta osservando tutte le opere d'arte appese al soffitto e alle pareti. Notò i giardini, le montagne circostanti, la delicatezza dei fiori, la raffinatezza con cui ogni opera d'arte disposta al proprio posto. Di ritorno al cospetto del Saggio, riferì particolareggiatamente su tutto quello che aveva visto.

Ma dove sono le due gocce d'olio che ti ho affidato? domandò il Saggio.

Guardando il cucchiaino, il ragazzo si accorse di averle versate.

Ebbene, questo è l'unico consiglio che ho da darti, concluse il più Saggio dei saggi.

Il segreto della felicità consiste nel guardare tutte le meraviglie del mondo senza dimenticare le due gocce d'olio nel cucchiaino."

Io ogni tanto me la riassumo con la frase "tieni gli occhi sulla palla!"

Ciao bella!