... che strano scrivere sul treno... da quell'effetto romantico di viaggiatore per diletto... poeta che cerca l'ispirazione nel viaggio, alla ricerca di qualcosa che non trova fermandosi in un posto, ma che riesce ad avere solo nello spostamento da un luogo a un altro... quella falosa sehnsucht romantica, parola intraducibile (forse anche impronunciabile per molti), che rappresenta la necessità di uscire dall'ordinario e affannarsi a ricercare una cosa che non esiste; non la felicità, di più... l'essenza stessa della felicità, l'essenza della vita... ok filosofeggiare non è il mio forte... ma forse lasciarsi cullare dal dondolio del treno, dal rumore delle rotaie, mentre fuori è tutto nero nel buio della notte, con la gente che ti guarda come un alieno... compagni di viaggio? mah... forse tutto questo, tutto compreso nello spostamento, da un senso a quello che siamo, alla transitorietà (esiste questa parola) dell'esistenza... come dite? non vedete tutto questo in un semplice treno? è vero, il treno in sé è una macchina senza vita, ma cosa sarebbe senza i suoi viaggiatori... senza quell'uomo strano, immancabile sul treno, quell'uomo che guarda tutti in tralice, che ce l'ha con tutti, senza quella donna con la faccia triste, senza lo straniero, senza l'uomo (o in questo caso la donna!) col computer, senza il ragazzo e la ragazza, senza noi, cosa sarebbe il treno? senza le città dove si ferma... cosa sarebbe un treno?
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